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Il diritto sanitario in Italia: dove stiamo andando

Il diritto sanitario in Italia: dove stiamo andando

Il cuore normativo del diritto sanitario in Italia affonda le sue radici nella Legge 833

24/04/2025

Il diritto sanitario è sancito dalla legge ed è universale. “Il diritto alla salute è garantito a tutti”, recita l’articolo 32 della Costituzione italiana. Un principio forte, scolpito nella carta fondamentale del nostro Paese, ma che oggi, più che mai, rischia di apparire come una promessa a geometria variabile. Il sistema sanitario nazionale, universalistico e pubblico, rappresenta un unicum a livello globale. Tuttavia, le difficoltà economiche, le disuguaglianze territoriali e le sfide della modernità lo stanno mettendo a dura prova. La sanità italiana si trova, oggi, in bilico tra l’eredità di un modello solido e i nuovi bisogni di una società che cambia. In questo scenario, il diritto sanitario si trasforma in un campo di battaglia dove si incontrano esigenze normative, richieste dei cittadini e vincoli di bilancio. 

Il diritto sanitario: cosa dice la normativa

Il cuore normativo del diritto sanitario in Italia affonda le sue radici nella Legge 833 del 1978, che istituì il Servizio Sanitario Nazionale. Un sistema pensato per garantire cure gratuite e accessibili a tutti, finanziato attraverso la fiscalità generale. Un impianto rivoluzionario, ispirato ai modelli nordeuropei, che ha permesso per decenni all’Italia di vantare una delle sanità più efficienti del mondo. Negli anni, però, il quadro normativo si è stratificato. Tra riforme regionali, leggi di bilancio, decreti emergenziali e sentenze della Corte Costituzionale, il diritto sanitario è diventato un mosaico complesso, non sempre coerente. L’autonomia delle Regioni, se da un lato ha permesso sperimentazioni virtuose, dall’altro ha acuito le differenze tra Nord e Sud. 

Le crepe del diritto sanitario: disuguaglianze e disservizi

Il primo grande nodo critico in termini di diritto sanitarioè la disuguaglianza. Le prestazioni sanitarie garantite non sono più uguali per tutti: vivere in Lombardia o in Calabria può fare una differenza sostanziale, non solo in termini di accesso alle cure, ma anche nella qualità del servizio offerto. Le liste d’attesa si allungano ovunque, ma nelle regioni in piano di rientro la situazione è drammatica. Il cittadino si trova spesso costretto a ricorrere alla sanità privata, se può permetterselo, altrimenti rinuncia. A questa situazione si aggiunge una carenza cronica di personale sanitario. I medici e gli infermieri sono sempre meno, soprattutto nei presidi di provincia. Il blocco del turnover, il mancato adeguamento degli stipendi e l’emigrazione professionale verso l’estero stanno svuotando ospedali e ambulatori. 

Il PNRR e la digitalizzazione: cure a domicilio, ma a che prezzo?

Nel mezzo di questa crisi, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) ha aperto uno spiraglio. Con un investimento di oltre 15 miliardi di euro, l’obiettivo è costruire una “sanità di prossimità” che riporti le cure vicino al paziente. Case della comunità, ospedali di comunità e assistenza domiciliare dovrebbero diventare il nuovo volto del SSN. Ma c’è un rischio: che queste riforme restino sulla carta. L’attuazione procede a rilento e mancano le figure professionali per far funzionare davvero questa nuova organizzazione. In più, l’introduzione della telemedicina e della digitalizzazione, se non accompagnata da formazione e accesso tecnologico, rischia di aumentare il divario tra chi può seguire il cambiamento e chi no. 

I diritti dei cittadini: tra giurisprudenza e realtà

Nel diritto sanitario italiano, il cittadino ha oggi più strumenti per tutelare la propria salute. La giurisprudenza ha riconosciuto negli anni il diritto alla salute non solo come diritto sociale, ma anche come diritto soggettivo pieno. Questo significa che chi subisce un disservizio, un errore medico o una negazione ingiustificata di prestazioni può agire in giudizio. Tuttavia, la tutela legale resta un percorso spesso complicato e costoso. Inoltre, molti cittadini non conoscono i propri diritti e non sanno a chi rivolgersi. Le associazioni di pazienti e i difensori civici regionali svolgono un ruolo fondamentale, ma la frammentazione territoriale e l’assenza di un sistema nazionale di mediazione rendono il percorso spesso frustrante. 

L’autonomia differenziata: diritto sanitario a due velocità

Un nodo politico che incide direttamente sul diritto alla salute è quello dell’autonomia differenziata. Se approvata, questa riforma costituzionale potrebbe autorizzare le Regioni più forti economicamente a trattenere una quota maggiore delle risorse fiscali. In teoria, si tratta di responsabilizzare le amministrazioni locali. In pratica, il rischio è la creazione di un sistema sanitario ancora più diseguale, in cui i cittadini non avranno più gli stessi diritti ovunque sul territorio nazionale. La Corte Costituzionale ha già espresso perplessità sul tema, sottolineando come il diritto alla salute non possa essere compromesso da logiche di bilancio o di appartenenza regionale. Ma il dibattito è aperto e si intreccia con la tenuta stessa del modello di welfare italiano.

Il futuro del diritto sanitario in Italia: tra sogno e realtà

Guardando avanti, il diritto sanitario italiano dovrà affrontare sfide complesse. L’invecchiamento della popolazione, l’aumento delle patologie croniche e la necessità di una sanità sempre più tecnologica impongono un cambio di paradigma. Bisogna investire in prevenzione, in medicina territoriale, in formazione del personale. Ma soprattutto, è necessario restituire centralità al cittadino, riconoscendogli non solo il diritto alla cura, ma anche quello alla comprensione e alla partecipazione. Il diritto sanitario non è solo una materia giuridica: è un termometro sociale. Misura quanto una nazione crede nei suoi cittadini e quanto è disposta a investire per proteggerli. Oggi, in Italia, quel termometro segna febbre alta. Ma la diagnosi non è irreversibile. Serve visione, serve coraggio. E serve ricordare che la salute non è un privilegio, ma un diritto da difendere ogni giorno.

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