05/05/2024
L'avvocato è una delle figure cardine della giustizia italiana. Il loro ruolo nella società è cruciale, dato che difendono i diritti dei clienti, forniscono consulenza legale e rappresentano gli interessi delle persone in varie aree del diritto. Ma quanto guadagna un avvocato? Esaminiamo insieme i dettagli e le curiosità riguardanti i guadagni e le aspettative finanziarie degli avvocati in Italia.
Fattori che influenzano il guadagno
L'esperienza è uno dei principali fattori che influenzano il guadagno di un avvocato. Quelli con più anni di esperienza tendono a guadagnare di più rispetto ai neolaureati. Con il tempo, si acquisiscono competenze e una reputazione professionale che possono attrarre clienti paganti e casi più complessi e remunerativi. Gli avvocati specializzati in aree del diritto altamente richieste, come il diritto delle società, la proprietà intellettuale o il diritto della salute, possono guadagnare di più. La domanda di esperti in questi campi è elevata, e la competenza in settori specifici può portare a tariffe orarie più alte.
Gli avvocati nelle grandi città o in aree con un alto costo della vita tendono a guadagnare di più rispetto a quelli che lavorano in città più piccole o in regioni meno costose. Gli avvocati possono lavorare in diverse configurazioni: studi legali privati, aziende, organizzazioni senza scopo di lucro o settore pubblico. Solitamente, chi lavora in studi legali privati guadagna di più rispetto agli avvocati impiegati nel settore pubblico o in organizzazioni no-profit.
Stipendi medi: junior
Un avvocato appena laureato generalmente inizia con uno stipendio modesto, che può variare da circa 30.000 a 60.000 euro all'anno, a seconda della regione e dello studio legale in cui lavora.
Associato
Con l'esperienza, un avvocato può diventare associato e vedere aumentare i propri guadagni fino a 60.000-120.000 euro all'anno. Tuttavia, in grandi studi legali o in città costose, queste cifre possono essere superate.
Partner
Gli avvocati con vasta esperienza e una clientela stabile possono diventare partner in uno studio legale. I guadagni dei partner possono variare notevolmente, ma molti raggiungono tra i 100.000 e i 300.000 euro all'anno, se non di più. Nei studi legali di prestigio, i guadagni possono essere ancora più elevati.
Indipendente
Alcuni avvocati scelgono di lavorare in proprio, gestendo il proprio studio legale. In questo caso, i guadagni dipendono dalla capacità di attrarre clienti e dal successo della pratica. Gli avvocati indipendenti possono guadagnare da 50.000 a 200.000 euro all'anno, o anche di più, a seconda della specializzazione e della clientela.
Perché un avvocato deve essere pagato
In una recente sentenza, la Corte di Cassazione ha affrontato la questione relativa al diritto dell'avvocato a ottenere un compenso quando non esiste un accordo contrattuale formale tra l'avvocato e il cliente. Secondo la Cassazione, gli atti legali redatti dall'avvocato e il cliente non possono essere considerati contratti a meno che non ci sia un esplicito accordo tra le parti. Tuttavia, nonostante questa mancanza di un accordo contrattuale, l'avvocato ha il diritto di richiedere il pagamento per il lavoro svolto. Nel caso specifico, un avvocato aveva intrapreso un'azione legale per ottenere il pagamento del suo compenso da parte di un cliente che non aveva adempiuto volontariamente all'obbligo.
La Corte d'Appello di Salerno aveva accolto le obiezioni sollevate dal cliente, affermando che le bozze di atti legali preparate dall'appellante non potevano essere considerate contratti in quanto mancava un accordo formale tra le parti. In particolare, il giudice d'appello aveva rifiutato l'applicazione della Tabella D allegata al D.M. 127/2004, sostenendo che le attività svolte dall'avvocato fossero assimilabili a pareri scritti, e quindi il compenso doveva essere calcolato in base a tale classificazione.
Quale compenso deve ricevere
Pertanto, se il rapporto tra cliente e avvocato, nonostante sia stato sviluppato, non è stato formalizzato in modo giuridico, il compenso deve essere calcolato in base all'art. 6 del D.M. 127/2004. Questo articolo stabilisce che l'avvocato ha diritto al compenso per il lavoro preparatorio effettuato, anche se l'incarico non è stato portato a termine. Nel determinare il compenso dovuto, la Corte ha indicato che dovrebbero essere applicati i criteri stabiliti nell'art. 1, comma 2, del D.M. 127/2004, escludendo l'uso di criteri come il raggiungimento effettivo di un risultato o di un vantaggio, che di solito sono applicabili solo quando tutte le prestazioni previste nell'incarico sono state integralmente eseguite.
La Corte ha precisato che tali criteri possono essere applicati solo se le parti stipulano formalmente il contratto redatto dall'avvocato o se si verifica il raggiungimento parziale di un risultato utilizzabile dal cliente. La Corte di Cassazione ha evidenziato l'errore del giudice d'appello nell'erroneamente qualificare l'attività come la redazione di un parere scritto, discostandosi dai principi giuridici sopra descritti.
Cosa succede se non si paga l’avvocato
I ritardi nei pagamenti coinvolgono una vasta gamma di professionisti, compresi gli avvocati, che non sfuggono a questa tendenza. A causa della difficile situazione economica, non è raro che sia necessario inviare più di una richiesta di pagamento per ricevere quanto dovuto per i servizi legali resi. Tuttavia, è fondamentale sottolineare che non effettuare il pagamento all'avvocato o a qualsiasi altro professionista non può essere fatto in modo leggero e senza conseguenze. In effetti, non pagare l'avvocato costituisce un reato di appropriazione indebita. Questo principio è stato affermato in una sentenza della Cassazione emessa nel 2018. In questa pronuncia, la Corte Suprema ha condannato un individuo per appropriazione indebita.
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